Quando giocare significa imparare

Quante volte avrai chiesto al tuo bambino: “Cos’hai fatto oggi a scuola?” E quante volte ti avrà risposto: “Ho giocato!”. Ma inaspettatamente, proprio quando stai iniziando a preoccuparti, di colpo inizia a leggere, a fare calcoli o a risponderti in inglese. Secondo te qual è il miglior modo di imparare se non giocando e divertendosi, senza nemmeno accorgersene e lasciandosi andare? C’è una notevole differenza fra l’imparare la matematica con il gioco e il farlo attraverso quelle schede piene di un linguaggio tecnico e logico che i bambini non sono ancora in grado di affrontare, essendo così estraneo al loro contesto naturale.

Perché giocare non significa solo divertirsi: vuol dire anche scoprire, sperimentare, conoscere, esplorare e interagire. Con il gioco si attivano e si perfezionano le capacità motorie, cognitive, affettive e relazionali che permettono di rapportarsi con l’ambiente e con gli altri.

Il gioco accresce la creatività e stimola la curiosità dei bambini. La natura ci spinge a giocare e, pertanto, ad apprendere. Vi sono dei periodi in cui i bambini non fanno altro che giocare, ed è giusto che sia così. È ciò che fanno gli animali di tutte le specie. È il modo più naturale ed efficace che abbiamo per conoscere e riconoscere l’ambiente, per imparare in modo più concreto. Il nostro compito è di offrire ai nostri figli, durante la loro crescita, un adeguato spazio di gioco assieme alla possibilità di acquisire abitudini e un grado di autonomia sempre più alto.

I giochi collettivi in ambito scolastico insegnano a lavorare in gruppo e favoriscono l’apprendimento cooperativo. Il fatto di superare le difficoltà insite nel gioco consente ai bambini di apprezzare il risultato dei propri sforzi e di acquisire ulteriori motivazioni per continuare a “giocare”. 

Una volta qualcuno ha detto: meno cose farà un giocattolo, più cose faranno i bambini. Aveva davvero ragione. Ecco un esempio emblematico: stai impazzendo per trovare il giocattolo ideale, mentre i bambini si divertono con una semplice bottiglia di plastica. Il gioco è curiosità e piacere: è un atteggiamento che richiede alti livelli di immaginazione e di motivazione. Possiamo dire che si tratta di un istinto naturale che dobbiamo sempre sapere alimentare. Dobbiamo fare il possibile affinché i nostri figli giochino, usino l’immaginazione e crescano senza perdere interesse per il gioco. È per questo che ti consiglio di non smettere mai di giocare. Io di certo non lo farò!

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