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Invitiamoli a sognare mentre sono ancora svegli

Scritto da Natàlia Perarnau | 23/11/17 10.22

Quando giunge il momento di mettere a letto i bambini, le mamme e i papà sanno di dover affrontare una delle esperienze più intense della giornata; non lo dico solo per i probabili capricci, per le grida e le corse dei pargoli che non hanno nessuna intenzione di infilarsi nel letto, anche se questo sarebbe già sufficiente. E non lo dico nemmeno pensando a tutte le volte in cui vi sveglierete durante la notte, anche se magari con un po’ di fortuna riuscirete a dormire in un’unica tirata. Con un po’ di fortuna. 

Non è mia intenzione mitizzare il momento in cui si devono mettere a letto i bambini, che ognuno può vivere come meglio crede. Voglio però parlarvi dei minuti che precedono il sonno: quel momento di intimità e magia, vissuto assieme ai nostri figli, che può trasportarci in un mondo pieno di avventure e di fantasia… Mi riferisco al racconto della buona notte, inteso come viaggio immaginario con il quale invitare i nostri figli a sognare mentre sono ancora svegli.

È inutile dire che si tratta di uno dei momenti più attesi dell’intera giornata. Basta vedere la faccia dei più piccoli quando chiedono: “Oggi mi racconti una storia?” Per molti genitori, essere presenti in quei momenti rappresenta un vero privilegio. Alcuni, giunti ormai a fine giornata e con le batterie quasi scariche, d’impulso rispondono: “Oggi sono davvero stanco, magari domani”; ma alla fine, di fronte alle insistenze, finiscono poi per arrendersi. Qualunque sia la vostra situazione, so con certezza che quando vi troverete seduti di fianco a quel piccolo personaggio che vi guarda con dolcezza, mentre vi accarezza e vi ascolta con rara attenzione, ogni stanchezza svanisce, lasciando spazio a un momento di vicinanza emotiva davvero unico. In quei momenti di intimità ci domandiamo quando giungerà il momento in cui quella creatura, adesso così nostra, non lo sarà più.

Alcuni giorni fa, ho letto un articolo molto interessante sui benefici derivanti dal raccontare storie ai bambini. Tra le altre cose, sottolineava come questo li aiutasse a potenziare l’empatia e a interpretare il mondo, stimolando anche la memoria e la creatività e ampliando il loro vocabolario. Vi sono racconti che si trasformano in veri e propri best seller, come “Il mostro dei colori” di Anna Llenas, “Indovina quanto bene ti voglio” di Sam McBratney e Anita Jeram, o “Un libro” di Hervé Tullet. Sono solo tre esempi di storie, molto diverse tra loro ma tutte pensate per fare appassionare i più piccoli. 

Probabilmente è stato proprio questo che ci ha spinti a creare la nostra collana Read me a Story. Partecipare ai momenti più intimi della vita familiare e farlo in lingua inglese, introducendo la nuova lingua nella quotidianità, è una delle cose che più mi rende felice. Mi emoziona pensare al fatto che vi siano bambini che vanno a dormire con le avventure di Betty Sheep o di Gina Ginger che risuonano nelle loro testoline.

Con lo stesso entusiasmo provato nel 2014, quando abbiamo lanciato la nostra linea editoriale, mi accingo ora a presentare al mondo la nostra terza raccolta di racconti: Many Monsters. L’amore e la dolcezza presenti nel primo racconto, Nori Nosy, porteranno i bambini a spiccare il volo tra le sue pagine, saziando la loro curiosità innata e coinvolgendo in questa splendida innocenza anche i loro genitori. 

Che lo ricordino o meno quando saranno ormai grandi, sono sicura che tutti noi possiamo trarre un grande beneficio da questi momenti passati insieme. Ricordate qual era il vostro racconto preferito durante l’infanzia? E oggi, quale preferite raccontare?